I
QUATTRO CANTI E DINTORNI
I
"Quattro Canti" (piazza Vigliena) - All'intersezione delle due
vie principali di Palermo, via Vittorio Emanuele e via Maqueda,
si trova questo slargo ai cui quattro angoli si elevano le facciate
convesse di bei palazzi secenteschi dalla classica suddivisione
a tre ordini sovrapposti (dorico, ionico e corinzio) con, al centro,
fontane sormontate dalle statue delle quattro stagioni. Nelle nicchie
degli ordini superiori si trovano invece le statue di re spagnoli
e, al livello più alto, quelle delle protettrici di Palermo, le
sante Cristina, Ninfa, Oliva e Agata, poi soppiantata da Santa Rosalia.
L'incrocio segna anche le quattro zone in cui, un tempo, Palermo
era suddivisa: Palazzo Reale, Mezzomonreale, Castellammare e Oreto,
ciascuna affidata ad una santa.
Piazza
Pretoria - Il centro di questa bella piazza è occupato da una
spettacolare fontana, opera di Francesco Camilliani, scultore fiorentino
del '500, ed in origine destinata ad ornare una villa toscana. A
cerchi concentrici, la fontana è un tripudio di divinità, ninfe,
mostri, teste di animali, allegorie, rampe di scale, balaustre,
giochi d'acqua che la vivacizzano e la movimentanol, senza però
rompere l'equilibrio compositivo che la caratterizza e che è espressione
tipica del rinascimento toscano.
La
prima vasca è divisa in quattro settori ed ospita, davanti a ciascuno
di essi, una vasca piu piccola "sorvegliata" dalle allegorie dei
quattro fiumi palermitani: Gabriele, Maredolce, Papireto ed Oreto.
Tra le statue ai lati delle rampe è riconoscibile la dea protettrice
della Sicilia, Cerere, raffigurata con in mano delle spighe di grano
ed una cornucopia. La cancellata in ferro battuto che la circonda
è opera di Giovan Battista Basile. La piazza è delimitata da bei
palazzi: sullo sfondo la cupola di S. Caterina, a
sud il Palazzo Senatorio, chiamato anche Palazzo Pretorio
o delle Aquile, sede municipale, mentre oltre la strada, S. Giuseppe
ai Teatini.
Palazzo
Pretorio - Il rigoroso aspetto attuale, risalente al XIX sec.,
nasconde in realtà la sovrapposizione di parecchi edifici e stili
dei quali il più antico si fa risalire al '300. Da allora il palazzo
è sede del senato cittadino. Attraverso un portale che, dalla parte
interna, presenta una ricca decorazione barocca (1691) con colonne
tortili, si accede ad una graziosa corte su cui si apre un monumentale
scalone che conduce al piano nobile. Giunti al piano si noti, sulla
sinistra, un bassorilievo raffigurante Cerere incoronata, omaggio
alla dea della Sicilia. Tra le sale visitabili si segnalano la Sala
delle Lapidi, ora sala consiliare, dalle pareti ricoperte
appunto di iscrizioni su lastre di marmo (al centro troneggia un
bel lampadario ligneo secentesco ricavato da un unico pezzo) e la
Sala Garibaldi dal cui balcone l'eroe si affacciò
per parlare alla folla nel 1860. In una bacheca sulla destra sono
conservate belle armi con intarsi e fodero in oro e madreperla appartenute
a Napoleone.
S.
Giuseppe ai Teatini - L'imponente chiesa barocca offre a piazza
Pretoria fianco. Si evidenzia soprattutto l'originale campanile
la cui parte terminale è ottogonale ed ornata da belle colonne a
torciglioni. I lati presentano una decorazione di vasi a fiamma.
L'interno, a croce latina, ha un aspetto teatrale, maestoso, con
i ferito soprattutto dall'esuberante soffitto decorato a stucchi
bianchi e dorati e affreschi. Le navate laterali si innalzano, in
ogni campata, in una cupoletta circolare, anch'essa ornata da stucchi.
Nella controfacciata, in obliquo, due begli organi. Ai lati dell'ingresso
si trovano due maestose e singolari acquasantiere settecentesche
raffiguranti angeli in volo che reggono il bacile tra le mani.
Piazza
Bellini - E' la piccola piazza su cui si affacciano la Chiesa
di S. Caterina, la Martorana e S. Cataldo che, con le sue tre cupole
rosate dona al luogo un'aria orientale.
La
Martorana - Il nome è quello di Eloisa Martorana, fondatrice,
nel 1194, dei vicino convento benedettino cui la chiesa venne ceduta
come cappella. In effetti l'edificio venne iniziato nel 1143 per
volere di Giorgio d'Antiochia, ammiraglio della flotta di Ruggero
II ed il suo vero nome è S. Maria dell'Ammiraglio.
La lineare forma normanna è stata purtroppo celata dietro la facciata
barocca fianco sinistro della chiesa) che si affaccia sulla piazza.
L'accesso all'edificio è costituito da un elegante campanile-portico
a tre ordini rischiarati da grandi bifore. Un tempo isolato, venne
collegato alla chiesa nel XVI sec. quando, per ingrandire l'edificio,
vennero aggiunte altre due campate. In questa stessa occasione l'abside
venne sostituita da un coro quadrato. Vi vengono celebrate funzioni
in rito greco-ortodosso.
Interno - E' nettamente diviso in due parti. Le prime
due campate, quelle aggiunte nel '500, sono ornate di affreschi
settecenteschi, mentre la parte primitiva è tutta un risplendere
di bellissimi mosaici di stretta iconografia bizantina, probabilmente
opera delle stesse maestranze che hanno decorato la Cappella Palatina.
Sulle pareti che costituivano in origine la facciata due mosaici
raffigurano il Deisis dell'ammiraglio (prostrato) alla Vergine (a
sinistra) e Ruggero II che viene incoronato da Cristo (a destra).
Al centro della navata principale si eleva la cupola con il Cristo
Pantocratore circondato da quattro arcangeli (Michele, Gabriele,
Uriele e Raffaele). Subito sotto, otto profeti e, nelle trombe,
i quattro Evangelisti. Nella volta centrale che precede la cupola
sono raffigurati la Natività (sulla sinistra) e la Dormizione (morte)
della Vergine.
In alto, le grate che chiudono il coro delle monache sono un bellissimo
esempio di lavoro in ferro battuto.
S.
Cataldo - Questa chiesa, sede dell'ordine dei Cavalieri del
S. Sepolcro, è stata costruita in periodo normanno (XII sec.). La
sua severa forma squadrata, il coronamento a merloni dentellati,
le finestre traforate della facciata e le cupole rosate a "berretto
di Eunuco" ricordano gli edifici arabi. L'interno, privo di arredi,
è suddiviso in tre navate da colonne antiche provenienti da altri
edifici. La navata centrale è coronata da tre cupole su pennacchi
a tromba. Il pavimento a tessere di marmo policromo, è quello originario.
Palazzo
Comitini - Via Maqueda 100. Eretto tra il 1768 e il 1771 per
il principe di Gravina, il palazzo inglobò i preesistenti palazzo
Roccafiorita-Bonanno e Gravina di Palagonia. La facciata è cadenzata
dai due grandi portali e da nove aperture (ora finestre) al piano
terra ed è dominata dai bei balconi a "petto d'oca" del piano nobile.
Venne radicalmente modificata nel 1931, con l'aggiunta di un ulteriore
piano, quando vi si trasferirono gli uffici della Provincia. Dalla
corte interna uno scalone conduce al loggiato del piano superiore,
per entrare nella sala delle Armi, oggi Salone dei Commessi (notare
ai lati dell'ingresso i due mascheroni che avevano la funzione di
spegnitorcia) da cui si passa (a sinistra) nella sala Verde coi
bel lampadario settecentesco di Murano. La sala Martorana, oggi
sede del Consiglio Provinciale, è interamente rivestita da boiseries
settecentesche in cui sono incastonati degli specchi che contribuiscono
a dare luminosità e risalto allo splendido affresco della volta,
Il Trionfo del Vero Amore: il carro della saggezza, dopo aver sconfitto
l'Avarizia, la Falsità e la Perfidia, travolge Eros e l'invidia
e trionfa, accompagnato da putti con ghirlande di fiori. Il tema
è ripreso dai quattro medaglioni agli angoli raffiguranti le quattro
Virtà: Fortezza, Temperanza, Prudenza e Giustizia. Il pavimento
in maiolica è purtroppo molto rovinato.
Accanto alla Sala del Presidente, un tempo camera da letto del principe,
si trovano due piccoli boudoirs dalle pareti rivestite in boiseries
arricchite da mensoline e in cui sono inseriti piatti di maiolica
del '900.
Chiesa
dei Gesù - Quando i Gesuiti giunsero in Sicilia alla metà del
XVI sec., il governo spagnolo diede loro fondi ingenti. Qui fondarono
la prima chiesa che venne più volte rifatta fino all'aspetto attuale
che risale alla fine di quello stesso secolo. Purtroppo la chiesa
ha subito pesanti danni durante i bombardamenti del 1943 ed è stata
in parte ricostruita.
La sobria facciata contrasta con l'esuberanza barocca dell'interno,
un manto di stucchi e di pietre dure. Particolarmente bella è la
decorazione del presbiterio, opera dei Serpotta, un'euforia di putti
colti negli atteggiamenti e mansioni più varie: chi vendemmia, chi
regge in mano ghirlande, fiaccole, strumenti musicali, righe, squadre,
lance con cui infilza diavoli.
Nella seconda cappella a destra, si trovano due bei dipinti di Pietro
Novelli: S. Filippo d'Agira e S. Paolo Eremita
in cui l'ultima figura a sinistra è un autoritratto del pittore.
Nella sagrestia si ammiri il bellarmadio scolpito (XVI sec.). Di
fianco alla chiesa sorge la Casa Professa che ospita la biblioteca
comunale dove sono conservati numerosi incunaboli e manoscritti.
La prima e la seconda sala (riservata alla lettura) sono abbellite
da circa 300 ritratti di uomini illustri.
Chiesa
dei Carmine - Si affaccia sull'omonima piazza, ogni giorno affollata
dal pittoresco mercato alimentare di Ballarò. Prima
di giungere alla chiesa si consiglia di ammirare, da lontano, la
bella cupola maiolicata sorretta dai possenti corpi quattro telamoni.
All'interno della chiesa le due opere più pregevoli sono i due sontuosi
altari caratterizzati da coppie di colonne tortili dorate su cui
si avvolgono spirali di stucchi che narrano la vita della Vergine
(a sinistra) e di Cristo (a destra). Sono opera di Giacomo e Giuseppe
Serpotta. Sopra l'altare si trova la bella tela della Madonna del
Carmine che risale al 400.
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