CARINI
Per
una strada ad ampie curve si giunge ad un belvedere sulla costa
da dove parte corso Umberto I, arteria principale di Carini. Poco
più avanti una rampa di scale a ferro di cavallo, al centro della
quale si trova la fontana medievale della Badia, conduce, passando
per un arco risalente al XII sec., al borgo antico con i suoi stretti
vicoli e al Castello.
Castello
- Il castello, famoso per il tragico episodio della Baronessa
di Carini, già fortezza in epoca normanna, fu profondamente
rimaneggiato nei secoli, soprattutto ad opera dei La Grua-Talamanca.
Al piano terra si trova il Salone delle Derrate, trasformato
poi in biblioteca, con due begli archi in pietra quattrocenteschi
sostenuti da un robusto pilastro. Al piano superiore è da ammirare
il bel soffitto ligneo a cassettoni (XV sec.) del Salone delle Feste,
con motivi decorativi a stalattiti, tipici del gotico catalano;
da qui si accede alla torre quadrangolare ingentilita da una bifora
e coronata da mensole a decorazioni vegetali che scandiscono tutta
una serie di caditoie. Si ritorna su corso Umberto I. Proprio di
fronte alla fontana si trova la Chiesa di S. Vincenzo,
abbellita da una grata in ferro battuto (per gli ambienti riservati
alle monache dell'attiguo convento) e da decorazione a stucchi bianchi
e dorati a festoni, putti e grottesche di gusto neoclassico.
In fondo a corso Umberto I si apre la piazza del Duomo
con, sulla destra, la Chiesa di S. Vito e sulla sinistra la Chiesa
Madre.
Chiesa
Madre - Radicalmente rimaneggiata nel XVIII sec, presenta sul
fianco destro un loggiato e degli interessanti pannelli in maiolica
che raffigurano il Crocifisso, l'Assunta, S. Rosalia e S. Vito (1715).
All'interno sono degni di nota la pregevole tela dell'Adorazione
dei Magi del toscano Alessandro Allori (1578), artista di primo
piano presso la corte medicea, e, nell'omonima cappella, un prezioso
Crocifisso ligneo seicentesco con corona d'argento e croce d'agata,
posto su un imponente altare incorniciato da espressive statue in
stucco di Procopio Serpotta.
Oratorio
del SS. Sacramento - Edificato accanto alla Chiesa Madre verso
la metà del XVI sec., possiede un interno interamente rivestito
da una meravigliosa decorazione a stucchi (XVIII sec.), opera del
trapanese Vincenzo Messina, caratterizzata da sculture allegoriche
a grandezza naturale (Fede, Carità, Fortezza e Penitenza a sinistra:
Speranza, Giustizia, Grazia Divina e Chiesa Cattolica a destra)
e da figure più piccole che poggiano su mensole poste al di sotto
delle finestre, raffiguranti scene collegate con il mistero dell'Eucarestia.
L'insieme è ulteriormente arricchito da motivi decorativi tipicamente
serpottiani: putti, ghirlande di fiori e frutta, stemmi araldici
e grottesche. Al soffitto, affresco del Trionfo della Fede.
Chiesa
di S. Maria degli Angeli - In via Curreri, alle spalle della
Chiesa Madre. E' la chiesa dell'ex-convento dei Cappuccini, a navata
unica, con belle cappelle laterali rivestite in legno intagliato.
Da ammirare un Crocifisso ligneo, opera del cappuccino
Fra' Benedetto Valenza (1737), che eseguì anche la decorazione rococò
della cappella che lo accoglie e in cui sono incastonati piccoli
reliquiari.
Chiesa
degli Agonizzanti - Via Roma. Ultimata nel 1643, presenta al
suo interno una ricca decorazione a stucchi bianchi e dorati, in
cui graziosissimi putti, aquile, ghirlande di fiori e frutta incorniciano
un ciclo di affreschi che ha per tema la vita della Madonna e che
culmina nell'affresco della volta (Apoteosi della Vergine). Al centro
delle pareti laterali due piccole scene in stucco, sotto gli affreschi,
rappresentano la Morte di S. Giuseppe e della Madonna.
DINTORNI
Terrasini
- 15 km a ovest. Cittadina balneare, Terrasini si affaccia
al mare con un'alta e rossa parete rocciosa che a tratti si apre
in spiaggette ed incantevoli calette rocciose.
Possiede inoltre un interessante Museo Civico, il
cui allestimento provvisorio (la sede definitiva è Palazzo D'Aumalle,
sul lungomare) non rende giustizia alla qualità delle collezioni.
E' costituito da tre sezioni, la più importante delle quali è quella
naturalistica (in via Cala Rossa 8), in cui è esposta, tra le altre,
la ricchissima collezione ornitologica Orlando che comprende stupendi
esemplari imbalsamati di corvidi, uccelli notturni, cicogne, rapaci
tra cui alcune specie in via di estinzione molto rare come il grifone,
l'aquila imperiale. il gallo cedrone. Nella sezione archeologica
(in piazza Falcone e Borsellino, accanto al Municipio) sono esposti
reperti ritrovati nei fondali antistanti Terrasini, per lo più frammenti
di anfore del III sec. a.C. e oggetti provenienti da una nave romana
del I sec. d.C. La sezione etno-antropologica (in via C.A. Dalla
Chiesa 42) consiste in una piccola, ma bella esposizione di carretti
sicillani, tra cui alcuni notevoli esemplari palermitani e trapanesi.
STORIA
Adagiata
su una collina di fronte all'omonimo golfo, Carini vanta origini
leggendarie. Forse fondata da Dedalo, con il nome di Hyccara, in
memoria del figlio Icaro, viene distrutta dagli Ateniesi nel 415
a.C., risorge con i Fenici, e diviene, con la conquista romana,
città stipendiaria dell'impero. Dopo alterne vicende, diviene feudo
dei potentissimi Chiaramonte, dei Moncada (XIV sec.) e infine, dal
XV sec, ai giorni nostri, dei La Grua-Talamanca.
TURISMO
La
festa di li schietti
Il sabato prima di Pasqua tutti gli "schietti", i celibi, tagliano
un melangolo (arando amaro), donano alla chioma un aspetto Sferico
e lo adornano di nastri colorati e ciancianieddi, sonagliere di
tutte le forme. Così addobbato, l'albero, che deve pesare 50 kg
viene portato in paese e la domenica mattina viene benedetto nella
piazza della Chiesa Madre. Poi, incalzato dagli incitamenti dei
compaesani, ogni schietto, arriva davanti alla casa della sua "zita",
la fidanzata, e deve dar prova della sua forza tenendo sollevato
l'albero nel palmo della mano il più a lungo possibile. Quella che
oggi è solo una festa popolare, era un tempo una vera e propria
prova di virilità: se il promesso non sollevava il pesante dono
o lo faceva per troppo poco tempo il fidanzamento poteva addirittura
essere rotto.
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Cefalù
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